Lacrime (Tears)

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Lacrime (Tears)

Immagini sfocate, mosse, nelle quali l’occhio si perde smarrito nel tentativo di metterne a fuoco il contenuto e la natura. Cromie folli, esasperatamente accese e brillanti da un lato, tristemente atoniche e piatte dall’altro.
Le accecanti strip luminose, tratteggiate magicamente da una inconsueta alterazione dello scorrere del tempo, si alternano a indefinite zone oscure.
Il tempo sembra rallentare inesorabilmente fino a cristallizzarsi, seguendo i cupi sentimenti dell’artista e lasciando lo spettatore esterrefatto, col fiato sospeso in una sconcertante sensazione di irrequietezza interiore.

Le immagini rappresentate sono ritratti immateriali, vibranti, quasi eterei, della realtà. Scenari e paesaggi tanto familiari appaiono adesso confusi, indefiniti, appena riconoscibili, come partoriti da un sogno che a stento si ricorda al risveglio.
Ma non è un sogno quello a cui stiamo assistendo, bensì la sua malinconica fine.
È lo straziante ricordo di un fantastico e rarissimo tesoro che d’improvviso si è perduto, lasciando l’anima traviata da un atroce dolore e gli occhi stretti in un insopportabile, interminabile pianto che genera e alimenta queste confuse e convulse visioni!

L’artista ci guida, attraverso un viaggio al confine della realtà delle sue emozioni, nei luoghi più cari e vicini alla sua anima e in quelli condivisi col suo meraviglioso tesoro, smarrito ma ancora vibrante nel ricordo, e ce li mostra così come giungono a lui, dipingendo le immagini grazie ad un sapiente ed originale utilizzo del mezzo fotografico.


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TECNICA di REALIZZAZIONE

Lunghe esposizioni, da pochi secondi fino a 20-30. La macchina fotografica quasi sempre in mano, libera di muoversi, e più raramente ancorata sul treppiede, ma anche qui libera nei movimenti su uno o più assi.
Scatti ripresi camminando o correndo, piroettando col naso all’insù, muovendo la camera sul cavalletto o lasciando semplicemente che sia il mondo a muoversi durante la ripresa.

Davanti l’obiettivo due o tre filtri ottici: un polarizzatore circolare, un filtro ND graduato e un ND variabile che, spinto all’estremo, introduce  particolari alterazioni cromatiche che amplificano la voluta distorisione percettiva delle immagini.
E poi ancora, davanti ai filtri, leggerissimi svolazzanti veli di carta, fogli di cellophane di vario spessore ed opacità, e altri oggetti che, mossi con maestria davanti l’obiettivo, creano disturbi, riflessi, aberrazioni e quant’altro!

Niente Photoshop quindi, niente effetti, filtri digitali, sovrapposizioni, fotomontaggi… ma tutto realizzato in maniera assolutamente analogica e la postproduzione utilizzata solo per lo sviluppo, le regolazioni di base e i viraggi in bianco e nero!

PS: Il progetto è ancora in fase di realizzazione in attesa di essere esposto in una splendida mostra.

Vi invito a condividere sui Social… Grazie a tutti!

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